
Lavorando in enoteca è la domanda che mi riecheggia da mesi nelle orecchie è: Sassicaia 2015 lo avete?
Premesso che «no, lo abbiano finito»; da quando Wine Spectator lo ha nominato quando Wine Spectator lo ha nominato vino dell’anno tutti ne parlano e tutti lo vogliono ed il prezzo è lievitato da 150 a 300 euro.
Ne varrà veramente la pena?
Io Sassicaia 2015 non l’ho ancora provato e non posso dirlo, però…
La lista dei top 100 proposta dalla rivista americana è interessante.
Molte new entry e tante tipologie diverse per tutte le tasche, diversa da quella che mi aspettavo ma resto diffidente di fronte a questa operazione ben riuscita.
Il prezzo è infatti raddoppiato, il vino sparito.
Persone che fino all’altro ieri si dichiaravano astemie, improvvisamente sono collezioniste di annate storiche… ma che sarà mai?
In fin dei conti è solo l’ennesimo vino fatto da-e-per tecnici che godono nell’aver sempre le stesse sensazioni nel bicchiere: frutti neri, spezie, colore impenetrabile e che riempia per bene la bocca mi raccomando!

Il colore impenetrabile
Quindi non mi fido, e di acquistarlo per berlo non se ne parla… ho gusti diversi.
Forse potrei allinearmi col pensiero comune secondo cui è un incredibile investimento a lungo termine.
Indubbiamente se avessi comprato qualche cassa a giugno ora potrei dire di aver fatto un affare.
il vino come valore di mercato funziona, lo stiamo vedendo (fatevi un giro su liv-ex.com per averne un’idea).
Se da un lato è un bene avere i vini italiani al top di queste classifiche perché creano posti di lavoro e trascinano la nostra economia, dall’altro è triste assistere a questa trasformazione; la mercificazione di qualcosa che è molto più del valore che ha appeso al collo,

Due annate di Sassicaia
Sarò banale ma preferisco cercare qualcosa di più vero.
I miei complimenti a Tenuta San Guido che ha raggiunto un importante obiettivo, al lettore resti il dubbio su quale esso sia.
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